Le colinesterasi sono enzimi deputati all’idrolisi dei vari esteri della colina: la loro attività è quindi importante per interrompere la trasmissione dell’impulso nervoso proveniente dai neuroni colinergici. Il dosaggio della pseudocolinesterasi viene utilizzato nello screening pre-operatorio qualora debbano essere somministrati al paziente dei miorilassanti nel corso dell’intervento: nel caso infatti di ridotta attività di questo enzima, si potrebbe verificare paralisi persistente con apnea. La misurazione dell’attività della colinesterasi sierica è altresì utilizzabile come indice della capacità sintetica del fegato. In effetti, i livelli di pseudocolinesterasi diminuiscono quando viene compromessa la capacità di sintesi epatica delle proteine, in maniera proporzionale al danno epatico. Una diminuzione del 30-50% si ha nei casi di epatite acuta; in presenza di cirrosi avanzata e carcinoma con metastasi diffuse al fegato, la diminuzione è del 50-70%. Livelli di colinesterasi plasmatica inferiori alla norma accompagnano anche le intossicazioni da composti organofosforici, usati nei pesticidi, e gli stati di grave malnutrizione. Si possono inoltre riscontrare nei soggetti in terapia con estrogeni e contraccettivi orali. Un aumento dei livelli di colinesterasi si riscontra in gravidanza, nei casi di sindrome nefrosica, malattie cardiache congenite, morbo di Basedow, alcolismo, obesità pronunciata, iperlipoproteinemia di tipo IV e malattia di Gilbert. Un aumento dell’attività della colinesterasi non ha rilevanza clinica.